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IX CONCORSO INTERNAZIONALE
"TRIESTE SCRITTURE DI FRONTIERA"
DEDICATO A UMBERTO SABA

Premiazioni dell'edizione 2006

Motivazione di Predrag Matvejević
per il premio alla carriera a Claudio Magris

La Giuria del Premio ‘Trieste Scritture di Frontiera’ dedicato al poeta triestino Umberto Saba ha attribuito unanimemente questo riconoscimento a Claudio Magris, scrittore poliedrico, saggista, romanziere, drammaturgo, editorialista del “Corriere della sera”, professore universitario di germanistica all’Università di Trieste - per l’insieme delle sue opere.

La produzione letteraria di Claudio Magris è strettamente legata a quella saggistica, prosaistica e pubblicistica. Nella vita culturale italiana, la sua voce, una delle più riconoscibili, è diventata la parola di un testimone eccezionale, di un pensatore, di un uomo libero. Per ogni evento importante che vive un’ Italia lacerata o un’Europa nervosa che cerca di ritrovare se stessa e di riunirsi, aspettiamo quotidianamente la sua riflessione ed i suoi commenti, imparziali, indipendenti, pertinenti. Claudio Magris è diventato una coscienza morale, di cui la nostra cultura e la vita hanno bisogno.

Il pubblico letterario, non soltanto quello d’Italia, ha conosciuto lo straordinario interprete, tradotto in varie lingue, che ha contributo a riportare in auge il mito asburgico e la cultura della Mitteleuropea. Basta citare: Il mito asburgico nella letteratura austriaca moderna (1963), Lontano da dove – Joseph Roth e la tradizione ebraico-orientale (1971), L’Anello di Clarisse - Grande stile e nichilismo nella letteratura moderna (1984). I suoi studi sugli autori come Hoffman, Ibsen, Musil, Svevo, Biagio Marin ci hanno fatto sentire una erudizione rara, legata ad una eleganza di stile eccezionale. A differenza di tanti altri che, seguendo la moda degli anni Ottanta, davano un significato troppo ideologico alle specificità della Mitteleuropa - un significato derivato prevalentemente dai rapporti occasionali Est-Ovest - Magris si era sforzato invece di sollevare il proprio approccio al di sopra di simili presupposti. Ha visto in questa parte del nostro continente, meglio che nessun altro studioso moderno, le diversità al tempo stesso complementari e contraddittorie: tendenze “all’individualità e all’analisi”, “volontà di opporsi ai grandi sistemi filosofici e alle loro sintesi unitarie”, un senso particolare “del fatto linguistico” e una percezione originale del malessere, varie “interferenze fra centro e periferia”, “gusto della critica e della parodia”, “crisi del io”, diversi tentativi di riesaminare “le forze motrici della Storia universale”. Simili sentimenti ispirano le sue prose giornalistiche: Dietro le parole (1978), Itaca e oltre (1982), Utopia e disincanto (1999) e altre ancora...

Il professore triestino, parlando della sua città natia, ha sviluppato le riflessioni profonde su “un identità di frontiera”, dimostrando che tutte le particolarità non sono a priori dei valori confermati e che i valori stessi non stanno nella differenza, ma nei rapporti fra le differenze: “La definizione di un’identità finisce per estrarre ed astrarre dei connotati tipici - scrive Magris - e per conferire loro un valore esemplare e assoluto, considerando rappresentativo soltanto ciò che rientra in quel valore”.

La sua produzione letteraria, nel senso più stretto della parola, comprende vari capolavori: Illazioni su una sciabola (1984), Microcosmi (1997), il testo teatrale Stadelmann (1998) e soprattutto Danubio (1991), libro di fascinosa affabilità a metà fra saggio e romanzo, incentrata sul patrimonio culturale delle regioni che si affacciano sul grande fiume. L’opera di Claudio Magris cresce sempre e s’approfondisce. Abbiamo potuto leggere quest’ultimi anni un lacerante dramma intitolato Mostra (2001) e un libro difficile da definire, una specie di Bildungsroman: Alla cieca (2005) che non è un “romanzo storico” conosciuto dalla tradizione europea, ma un moderno “romanzo della storia” che esplora e esprime le dolorose alternative che abbiamo vissuto durante un “mondo ex” e che lasciano le tracce indelebili sulle soglie del nuovo millenario. La sua recente opera, intitolata L’Infinito viaggiare, osserva gli spazi lontani da non si sa dove e contiene nella sua intimità una poetica del viaggio. Non dimentico neanche una fatica straordinaria, difficile da classificare, intitolata Lei dunque capirà, l’ultima che abbiamo potuto leggere.

Nell’insieme della sua opera Claudio Magris si è interrogato sulla crisi della ragione e della civiltà europea senza tuttavia mai abbandonarsi allo smarrimento. La pietas, l’epifania e l’umiltà sono i termini che hanno talvolta connotazioni religiose, che questo autore usa con perfetta laicità. Nel tempo in cui tanti scrittori, anche i più conosciuti, godono solo di un ascolto nazionale, lui è riuscito ad acquistare una chiara fama europea ed internazionale.

Predrag Matvejević

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