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X CONCORSO INTERNAZIONALE
"TRIESTE SCRITTURE DI FRONTIERA"
DEDICATO A UMBERTO SABA

Premiazioni dell'edizione 2007

L'intervento di Boris Pahor
alla cerimonia di premiazione

Boris Pahor e Rina Anna Rusconi, presidente di Altamarea


Gentile Signora Presidente, gentili Signore e Signori, cari amici,

nel ringraziare la giuria internazionale del premio Umberto Saba – Trieste Scritture di Frontiera, organizzato da Altamarea, e nel sentirmi onorato di un così alto riconoscimento, sento il vivo piacere di riconfermare ancora che la vita delle due anime, secondo Slataper, della nostra città ha avuto la sua primaria conferma all’inizio del Rinascimento con l’eminente diplomatico e poi vescovo di Trieste Pietro Bonomo, che forma il chierico Trubar spiegando Virgilio, ma soprattutto Erasmo, nelle allora tre lingue della città: la tedesca, l’italiana e la slovena. Lo stesso Trubar lo sottolinea: “Tergesti ab Episcopo Petro Bonomo, Docto et Viro piissimo sum a teneris annis educatus.” E dicendo educazione non si riferiva solo alla formazione sacerdotale ma principalmente alla necessità di offrire alle diverse popolazioni le Sacre scritture nella loro lingua. E Trubar, protestante fuggiasco in Germania, è autore dei primi libri in lingua slovena.

Mi piace accennarne perché quest’anno celebriamo il 500-esimo anniversario della nascita di Primož Trubar, anniversario che gli studenti del Liceo classico triestino in lingua slovena hanno voluto festeggiare con un pubblico riconoscimento a Bonomo organizzando una mostra sull’importante presule, mostra che è tutt’ora aperta nella già casa di cultura slovena in Via Filzi.

Questo per ciò che riguarda il merito di Bonomo riguardo alla lingua slovena, così che credo che tanto lui che Trubar meriterebbero una lapide in memoria di un inizio felice dello spirito europeo della nostra città. Però Bonomo deve essere menzionato anche per un altro lato della sua visione internazionale di Trieste. Già nel 1518 infatti dichiara che “Civitas tergestina potest dici verum emporium Carsiae, Carniolae, Stiriae et Austriae.” Programma profetico che comincerà ad esser attuato appena sue secoli più tardi.

Mi sembra che in un momento della nostra epoca in cui pensiamo ad un nuovo rinascimento della nostra città, questa volta con un’idea simile a quella di Bonomo ma in direzione opposta, cioè che Trieste si apra al suo retroterra, un riconoscimento oggi ad un autore sloveno in nome di Saba superi il semplice fattore personale e assume un valore molto più esteso: la Trieste che domani sarà aperta all’Europa centrale e che ora è già città della scienza sta diventando, per merito della sua plurima cultura, una città ancor più europea, nel senso cioè dello spirito.

E qui è giusto citare Saba, che in una sua considerazione sulla misera vita degli uomini e delle donne della vecchia Trieste constata: “il mio pensiero farsi / più puro dove più turpe è la vita.” Credo che essendo stata la nostra vita nel secolo passato fin troppo disgraziata e siamo stati molto provati tanto gli uni quanto gli altri, ci tocca ora seguire l’esempio del poeta ed essere anche noi più puri, più umani, più comprensivi, più propensi ad un’amichevole agape, come è infatti questa odierna.

E per concludere mi sia permesso di rendere omaggio ai miei cari che mi fecero nascere in Via del Monte di fronte all’abbandonato cimitero della comunità ebraica, cimitero, dice Saba, “così caro al mio pensiero, se vi penso ai miei vecchi, dopo tanto mercantare.” Egli pensa al ghetto, i miei avevano un carretto in Piazza Ponte rosso. Un po’ quindi quell’antica erta ci accomuna, come in verità tutti già ci accomunava l’età di Bonomo.

Grazie ancora ad Altamarea.

Boris Pahor

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