X CONCORSO INTERNAZIONALE
"TRIESTE SCRITTURE DI FRONTIERA"
DEDICATO A UMBERTO SABA
Premiazioni dell'edizione 2007
Le iniziative collaterali
Le premiazioni del decimo Concorso internazionale "Trieste scritture di frontiera" sono state arricchite da alcuni eventi collaterali, a partecipazione gratuita: delle visite guidate alla Trieste multiculturale e letteraria di Saba, Tomizza, Svevo e Joyce, e la proiezione di un documentario sulle città martiri della guerra dell’ex Jugoslavia, realizzato dalla regista ed autrice napoletana Laura Angiulli.
Le visite a piedi ai luoghi letterari della città si sono tenute giovedì 22, venerdì 23 e domenica 25 maggio. L’iniziativa era promossa dall’associazione Altamarea con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e dalla Provincia di Trieste, e puntava a far conoscere alcuni aspetti della grande tradizione artistica e multiculturale di Trieste.
Le visite erano coordinate dall'Agenzia La Via degli Artisti Viaggi, di Via degli Artisti 2.
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Inoltre, a cura dell’associazione Altamarea e della Provincia di Trieste, venerdì 23 maggio alle 20.30, all'Antico Caffè S. Marco di via Battisti, si è tenuta la proiezione del documentario “Tempo del dopo – le città martiri: Sarajevo, Srebrenica, Mostar”, che propone una toccante rilettura delle conseguenze della guerra nell’ex-Jugoslavia. Sono intervenuti l’autrice, Laura Angiulli, e il saggista Predrag Matvejević, che ha giudicato il documentario “un vero capolavoro”. Ha introdotto la serata Rina Anna Rusconi, presidente di Altamarea.
La premiazione a Trieste della regista Laura Angiulli
(da sin: la Presidente della Provincia, Maria Teresa Bassa Poropat;
Laura Angiulli, Predrag Matvejević, Rina Anna Rusconi)
Realizzato nel corso degli ultimi mesi dalla regista Laura Angiulli con la collaborazione del Teatro stabile napoletano ‘Galleria di Toledo’ e della Radio-Televisione di Bosnia-Erzegovina, il documentario “Tempo del dopo” ripercorre il dramma della guerra nei Balcani, rileggendo a una decina d’anni di distanza il ruolo tre città-martiri del conflitto: Sarajevo, con il suo assedio di tre anni e migliaia di morti; Mostar, con i campi di concentramento attorno e il ponte del XVI secolo distrutto a colpi di mortaio; e Srebrenica, teatro del più grande genocidio dopo la seconda guerra mondiale, con 8000 uomini uccisi a sangue freddo. Il filmato dedica un ruolo particolare ad Hatidza Mehmedović, presidente dell’associazione delle donne di Srebrenica rimaste senza mariti, figli e padri.
Nel documentario non viene citata alcuna nazionalità od etnia, ma sullo sfondo s’intravedono le ombre dei “signori della guerra”, accusati o processati dal Tribunale internazionale dell’Aia per crimini contro l’umanità.
Lo scrittore Predrag Matvejević ha giudicato il film di Laura Angiulli “Il migliore documentario che io abbia potuto vedere durante e dopo tutta la guerra in ex Jugoslavia”, aggiungendo che “sarebbe utile presentarlo sulle reti televisive in vari paesi europei”.
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